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Showing posts from October, 2010

Appendice della colonna infame

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Il 21 Settembre 2010 alla Camera dei Deputati l’Italia del Valori, per mano di Antonio Borghesi, ha proposto una votazione a favore dell’abolizione del vitalizio a cui hanno diritto i parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura. A favore si fa per dire visto che, come ci aspettava dalla casta, dei 525 presenti al voto, solo 22 hanno votato sì (i parlamentari dell’IdV) e tutti gli altri contro. Quando si tratta di metterla in quel posto ai cittadini e difendere i propri diritti acquisiti nel corso degli anni, delle (brevi) legislature e dei vari magna-magna, destra e sinistra fanno fronte comune, alla faccia della legge Porcellum. Niente opposizione, anzi…totale accordo su tutta la linea. Fuori dal parlamento le cose vanno in maniera un po’ diversa. La gente probabilmente a percepire la pensione ci arriverà alla soglia dei settant’anni, dopo aver sputato sangue e pagato migliaia di lire e di Euro in contributi. E la pensione sarà probabilmente da fame. Ma così van le cose nel “Paese de

Fini: da Fiuggi a Mirabilandia…pardon, Mirabello

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E’ una storia di ordinaria politica italiana quella di Gianfranco Fini. Rampollo della destra radicale (il nonno, Alfredo Marani, fu presente con Italo Balbo alla marcia su Roma), Gianfranco si fa le ossa nelle file della Giovine Italia dove entra, a sua detta, per reazione contro il radicalismo di certi gruppi di sinistra. Sono i tempi della Bologna dualista, del rosso e del nero alla Stendhal, delle brigate nere contro quelle rosse. La carriera di Fini è brillante: da delfino di Almirante, a segretario del Fronte della Gioventù, alla collaborazione con il Secolo d’Italia fino all’ascesa sui banchi del Parlamento. Negli anni ’80 viene eletto segretario dell’MSI. Ma Fini sa che, per crescere, bisogna fare qualche rinuncia. E così, nel 1995, arriva la svolta di Fiuggi e la nascita di Alleanza Nazionale. Il partito, formalmente, abbandona l’etichetta antifascista e promette un cambiamento verso un conservatorismo liberale, rinunciando ai toni prettamente fascisti contro il capitalismo e

Comunicato stampa di WikiLeaks

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Alle 5pm EST di Venerdì 22 Ottobre 2010 WikiLeaks ha reso pubblica la più grossa fuga di notizie military classificate della storia. I 391.832 rapporti ('I registri di guerra irakeni'), documentano la guerra e l’occupazione in Irak, dal 1° Gennaio 2004 al 31 Dicembre 2009 (fatta eccezione per i mesi di Maggio 2004 e Marzo 2009) così come raccontati dai soldati dell’esercito americano. Ogni rapporto è classificato come 'SIGACT' o Significant Action (Azione Importante) di guerra. Questi rapporti forniscono dettagli sugli eventi così come visti e vissuti dai soldati delle truppe americane che operano sul suolo irakeno e sono il primo sguardo sulla storia segreta di una guerra che gli Stati Uniti hanno provato a nascondere fino infondo. I rapporti forniscono dettagli sui 109.032 morti in Irak che comprendono: 66.081 'civili'; 23.984 'nemici' (quelli identificati come ribelli); 15.196 'nazione ospitante' (forze di governo irakene) e 3.771 'amiche

I fantasmi neri

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Nell’immaginario collettivo i fantasmi sono bianchi. Bianchi come la purezza, come la luce, come l’aldilà. L’immaginario non cambia, il mondo sì, la realtà delle cose anche. Oggi i fantasmi sono neri. Neri come l’Africa, come la sporcizia, come il peccato, come la morte. Ne ho incontrato uno questa mattina di fantasma. Si aggirava per le strade della mia città cercando di vendere calzetti, mollette, fazzoletti, quello che poteva. E quando non poteva, faceva leva sulla bontà delle persone, un euro per carità. Questo fantasma nero è nigeriano, ha 26 anni, come lui ce ne sono tanti in giro. Per arrivare in questo Paese ha attraversato il deserto: dalla Libia all’Algeria. Ha lasciato famiglia, madre, fratelli dietro, i suoi affetti, la sua casa. Ma queste cose non contano una volta partito. Prima sei un figlio di una madre, di una terra, dopo sei solo un vagabondo figlio di nessuno. Lui è venuto qui, rischiando la vita, con l’esercito degli altri figli di nessuno a cercare fortuna. Una for