La Solitudine dei Numeri Primi
Viviamo in un’era in cui socializzare è ormai a portata di
click. Non c’è bisogno di vestirsi, di truccarsi, di farsi belli. Non c’è
bisogno di comprare fiori o scegliere un buon ristorante. Non c’è neanche
bisogno di uscire. Oggi come oggi, i social networks forniscono una piattaforma
d’incontro virtuale in cui la distanza (sia fisica che emotiva) non è più un
ostacolo. Anzi, forse rappresenta uno stimolo, quel famoso desiderio recondito
che spinse Eva a mangiare la mela del peccato proprio perché le era stata
proibita. Tinder è l’ultima delle App lanciata per incontrare persone. Ma non
persone qualunque, bensì amici, potenziali partners o anche solo avventure di
una notte. Justin Mateen, uno dei fondatori, ha dichiarato che il futuro dei
social network è far incontrare gente che non si conosce. Facebook ci è in
parte già riuscito. Ma Facebook è una piattaforma molto più platonica,
goliardica, egocentrica. Tinder è il passo successivo, quello che apre le acque
del mare che scorrono tra il dire ed il fare. E’ sbagliato considerarla una App
per single in cerca dell’anima gemella. Tinder è la App dei giovani che
vogliono incontrarsi e conoscersi tra il serio ed il faceto, tra il virtuale ed
il reale. Il successo di Tinder, che sta registrando una crescita incredibile,
rappresenta forse la sconfitta (o magari trattasi di semplice evoluzione) della
società moderna in cui la spontaneità dell’incontro non è più apprezzato, in
cui la ragazza o ragazzo della porta accanto non suscita più interesse, in cui
ci si avvicina al prossimo prima con una foto di profilo seguita da qualche
post o messaggio fugace. La naturalezza dei colori, dei sapori e degli odori (e
se uno ha i piedi che puzzano o l’alito cattivo?) è passata in secondo piano.
La chimica è stata piegata all’interpretazione razionale di uno stimolo
virtuale o, a volte, semplicemente, mitizzato. Le persone sono state sostituite
dai loro avatar. Ma la biologia umana non è cambiata in questi anni. Siamo
ancora quelli della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. Abbiamo bisogno
di toccarci, di sentirci, di guardarci, di correre, di urlare, di piangere e di
ridere. Di amarci e di fare sesso. Nell’era dei social network, in cui tutti
sono collegati, in cui il grado di separazione è stato azzerato, in cui ci si
può vantare di avere 650 amici su Facebook, è in realtà anche l’era della
solitudine, della marginalizzazione. In cui si fa finta di essere quello che
non si è e si misura la gioia e l’autostima a colpi di mi piace. Esaltazione
passeggera. La realtà è che non sappiamo più comunicare. O peggio, non sappiamo
neanche più esprimerci. La realtà è che non ci sforziamo neanche più ad avere
idee originali. Perché dovremmo farlo se quello che abbiamo dentro possiamo
esprimerlo con un aforisma copiato da BrainyQuote.com? Cultura fasulla.
La rete
che ci ha unito è anche la stessa che ci sta dividendo. Quella che ha illuso
gli introversi, asociali e comunemente sfigati del mondo che si, anche loro
possono essere protagonisti per una notte. La rete che vende fumo spacciandolo per
arrosto perché tanto nessuno può sentirne la puzza. Quella che svende sogni a
buon mercato in cambio di visibilità da circo equestre. Tinder è la mano armata
della rete. E’ il fast-food dei rapporti umani. Visto, scelto, cliccato,
smessaggiato e trombato. E domani è un altro giorno. Vuoto, come oggi.
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