US Roadtrip - Diario di Viaggio: Giorno 3
Il problema è che pensiamo di essere ancora quelli di dieci
anni fa. Di poter venire a Portland e pellegrinare di libreria in caffè, di bar
in ristorante, ficcandoci magari in mezzo qualche museo di arte moderna o
qualche passeggiata urbana. Poi ci svegliamo dal sogno e ci ricordiamo di avere
due bambini ai quali di sedere in un caffè a guardare la gente che passa non
può fregare un cazzo di meno (scusate il francesismo) a meno che non possano
distruggere qualche sedia o versare quindici bustine di dolcificante sul
tavolino. E allora ci tocca fare cose "da bambini". Per carità, non
c'è nulla di male. Anzi. Ma non credo Portland sia il posto giusto, ecco. A
volte non credo neanche noi abbiamo lo spirito giusto...
Ma Portland è interessante, bella a suo modo. Non vedevo
così tanta gente alternativa dai (bei) tempi in cui bazzicavo in quel di
Londra. La frangia gay è molto attiva e molto evidente. Ci sono fricchettoni,
simil-punk, rockettari, fichetti e molto altro. Gli statunitensi, questi
statunitensi, per quanto cerchi di non farmeli piacere, mi piacciono parecchio.
Hanno colore, calore e personalità. Tutte cose che dall'altra parte del confine
un po' mancano. Certo, il problema di quando uno ha personalità è che o ti sta
sulle palle o ti sta simpatico. Non ci sono vie di mezzo. Ma a me le vie di
mezzo non sono mai piaciute. Io in mezzo, tra la botte e il cerchio, non ci ho
mai vissuto volentieri. Comunque, tutto ha un prezzo. Negli US il prezzo è
quello della diseguaglianza sociale. In Canada il prezzo è il viceversa.
Citazione del giorno: Chiedo scusa alla favola antica | se
non mi piace l'avara formica | io sto dalla parte della cicala | che il più bel
canto non vende... regala! (Gianni Rodari)
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