Aggiungi un posto a tavola che c’è un (ne)amico in più


In occasione del compleanno di Reset Italia (auguri!) e della nascita del mio secondo genito mi sembra giusto parlare di procreazione. Il pianeta Terra è sull’orlo di una crisi epocale. Una crisi che non riguarda più soltanto alcune specie animali in via d’estinzione ma l’intero ecosistema che tiene in vita l’animale uomo. Cinquant’anni fa il pianeta era popolato da 3 miliardi di persone, oggi siamo più del doppio. Con la popolazione che cresce, cresce anche il fabbisogno di cibo, di riscaldamento, di abitazioni, di risorse naturali. Queste cose debbono essere inevitabilmente ricavate togliendo spazi abitativi ad altre specie animali e creando un ulteriore sbilanciamento dell’ecosistema. L’impatto della crescita della popolazione non si ferma solo a questo. La crescente industrializzazione ha comportato una variazione chimica dell’atmosfera e degli oceani. La temperatura del pianeta è in crescita e le acque sempre più acide. Tutti questi fenomeni hanno alla radice una sola causa: l’aumento indiscriminato della popolazione umana. Sebbene la “green revolution” abbia significato un’evoluzione nel modo di produrre cibo per soddisfare sempre più larghe masse di persone e il progresso probabilmente porterà alla scoperta di tecniche sempre più evolute per la produzione alimentare, tutti questi fattori servono solo a comprare tempo ed a rimandare una fine inevitabile. Il pianeta non può sostenere una crescita ulteriore della popolazione. Non possono esserci più persone sulla Terra di quelle che la Terra può sfamare.

La popolazione cresce, ad oggi, di circa 80 milioni di persone l’anno (equivalente ad un milione e mezzo alla settimana, 250 mila alla al giorno, circa 10 mila ogni ora). Tutte queste persone hanno bisogno di cibo, acqua, risorse. Come nel mondo animale, molti umani dovranno affrontare la fame, la sete e il freddo. Ad oggi, circa un miliardo di persone muoiono di fame nel mondo. E questo in un pianeta in cui le risorse disponibili sono sempre più a rischio di inquinamento e esaurimento.

Come fare per arginare tale fenomeno? Studi dimostrano che l’alfabetizzazione ed emancipazione femminile porta ad una diminuzione delle nascite. La stabilizzazione del numero di abitanti della terra è fondamentale per evitare una crescente competizione per le risorse (in parole povere fame, sofferenza e guerra). Il controllo delle nascite è un fattore fondamentale per la nostra sopravvivenza eppure nessuno ne parla apertamente. Perché? Le religioni, soprattutto quelle monoteiste (cattolica e islamica in testa) sono largamente responsabili di questo, ostacolando contraccezione e aborto. Secondo uno studio del Global Footprint Network ci sono almeno cento Paesi in cui la densità di popolazione ha già superato il limite soglia. Tra questi vi sono quasi tutti i Paesi industrializzati.

I governi dovrebbero intervenire direttamente con delle politiche mirate, come ha già fatto la Cina e sta facendo l’Australia. Dall’altra parte, noi cittadini, nel nostro piccolo, dobbiamo capire che fare tanti figli non è (più) un nostro diritto in quanto procreando non garantiamo più la sopravvivenza della specie ma semmai ne decretiamo la sua fine. Occorre rompere questo silenzio, il taboo della maternità dovuta. Bisogna avere il coraggio di guardare in faccia la realtà, affrontare il problema e parlarne ad alta voce. Anche gli organi religiosi dovrebbero fare questo (come ha fatto un prete cattolico in Australia). Lo dobbiamo a questo Pianeta ma, soprattutto, lo dobbiamo ai nostri figli. Se non dovessimo riuscire, un assaggio del futuro che ci aspetta ce lo abbiamo già sotto gli occhi: povertà dilagante, lotta tra poveri, estremismo politico, catastrofi naturali e guerra. A buon intenditor…

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