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Showing posts from 2013

L’Italia: una repubblica fondata sulla mamma

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Ce lo sentiamo dire da anni. Siamo una repubblica giovane, una democrazia giovane, un Paese ancora in gestazione. Ed è vero, vero a tal punto che la gestazione e quel cordone ombelicale che ci lega alla placenta materna proprio non riusciamo a tagliarlo. Gli anziani di oggi (ex baby boomers, ex sessantottini, ex democristiani e socialisti) hanno avuto il (de)merito di prendersi tutto quello c’era da prendersi in questo processo di sviluppo nazionale, lasciandosi dietro una scia di fumo e devastazione. Sono i nostri genitori, i genitori di quella generazione che oggi trova le porte chiuse e la strada sbarrata. I genitori dei « bamboccioni », termine dispregiativo da loro stessi coniato per definire una categoria di persone cresciuta nella totale bambagia, (de)privata di un qualsiasi senso di autonomia e rivendicazione, spogliata dei propri doveri ancor prima che dei propri diritti. Una generazione paralizzata, fantasma, che vaga nel limbo di un settore occupazionale ridotto ai minimi

I sogni son desideri (di felicità)

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L’ultimo post che ho pubblicato su Reset, l’ho fatto da residente italiana. Un mese dopo, eccomi qua, a postare il mio primo post da “canadese” d'adozione. Ho riflettuto molto in questi miei primi 15 giorni di permanenza all’ombra delle foglie d’acero. Ho riflettutto su ciò che sono, che voglio essere ma soprattutto, cio’ che non voglio essere (piu’). Sono sempre stata consapevole, sin da quando ero un’adolescente, che avevo bisogno di rimuovermi dal mio habitat naturale, di tagliare il cordone ombelicale per poter crescere e migliorarmi. 25 anni dopo, ne sono certa. Da italiana, inamorata del proprio Paese, so per certo che non potrò più vivere in Italia e lo dico in tutta serenità. Perché l’Italia è un Paese che non accoglie, ma respinge (anche chi ci è nato), perché l’Italia è un Paese che non facilita ma complica, perché l’Italia è un Paese che non valorizza ma impedisce, umilia. Per tutte queste ragioni e molte di più, la mia vita è condannata all’espatrio. T

Quello che le donne non dicono (o non possono dire)

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Alle soglie di una nuova tornata elettorale, con i nostri politici che fanno a gara per apparire in tv ed annunciare tagli e concessioni a questo o quello, si sente nominare di tutto: abolizione dell’IMU, tagli alle spese, condoni tombali, incentivi alle aziende, ammortizzatori sociali. Eppure della condizione delle donne, che rappresentano più del 50% dei votanti in questo Paese, neanche un accenno. Le donne in Italia sono una categoria disagiata. Una categoria silente, anzi silenziata, ed ignorata. L’occupazione femminile in Italia è al 46,5%, fanalino di coda dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), ben il 12% al di sotto della media europea. Peggio di noi solo Grecia, Messico e Turchia. In un Paese che fino ad oggi aveva registrato relativamente bassi tassi di disoccupazione, la questione femminile inizia a diventare una patata bollente. Le donne, in Italia, non solo sono le prime vittime della crisi economica con la perdita diretta del lavoro m

Non gioco più, me ne vado

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Ci sono voluti sei anni. Sei lunghi anni durante i quali, giorno dopo giorno, il sogno che tutti gli ex espatriati hanno, quello di costruire un futuro sostenibile nel proprio Paese d’origine, si è infranto, schiantandosi frontalmente contro un muro. Ci sono voluti sei anni, due figli, un mutuo da pagare, un lavoro mai realizzatosi ed una serie interminabile di episodi, che come una goccia che scava la roccia, hanno eroso il mio entusiasmo giorno dopo giorno, mese dopo mese. Sei anni per maturare una decisione che forse avrebbe dovuto essere stata presa qualche anno prima: quella di rifare le valige e tornare a migrare. Meglio essere un’espatriata di lusso che non una rimpatriata di troppo. Sei anni per dire basta ad una situazione di ripiego in cui la dignità è diventata un’altra comodità da barattare in cambio di buon cibo a tavola ed una nuotata al mare d’estate con la famiglia. A fine Febbraio mi trasferirò in Canada con tutta la famiglia. Come dice sempre mia nonna: nella vita
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Auguri anche quest’anno Che sia un anno prosperoso paghiam tasse con affanno ma viaggiam sempre a ritroso. Mussolini e Andreotti, Berlusconi e ora Monti. Quando il peggio arriva sempre vuol dir proprio che siam tonti. E allora auguri creduloni, in quest'Italia che s'inguaia per sbarazzarci di questi coglioni c’è da sperar solo nei Maya!!! AUGURI A TUTTI belli e brutti uomini e donne poveri e ricchi adulti e bambini ed anche ai cretini!!!