I fantasmi neri


Nell’immaginario collettivo i fantasmi sono bianchi. Bianchi come la purezza, come la luce, come l’aldilà. L’immaginario non cambia, il mondo sì, la realtà delle cose anche. Oggi i fantasmi sono neri. Neri come l’Africa, come la sporcizia, come il peccato, come la morte.

Ne ho incontrato uno questa mattina di fantasma. Si aggirava per le strade della mia città cercando di vendere calzetti, mollette, fazzoletti, quello che poteva. E quando non poteva, faceva leva sulla bontà delle persone, un euro per carità. Questo fantasma nero è nigeriano, ha 26 anni, come lui ce ne sono tanti in giro. Per arrivare in questo Paese ha attraversato il deserto: dalla Libia all’Algeria. Ha lasciato famiglia, madre, fratelli dietro, i suoi affetti, la sua casa. Ma queste cose non contano una volta partito. Prima sei un figlio di una madre, di una terra, dopo sei solo un vagabondo figlio di nessuno. Lui è venuto qui, rischiando la vita, con l’esercito degli altri figli di nessuno a cercare fortuna. Una fortuna che ancora non gli sorride. Vive dormendo per terra a casa di un amico e non ha niente in tasca (oggi aveva solo 50 centesimi). Ha tutti i documenti in regola (permesso di soggiorno, Codice Fiscale) che ci mostra prontamente, come se non gli credessimo. Ma nessuno vuole dargli lavoro. Lui dice di essere disposto a fare tutto, dal muratore all’imbianchino al personale per le pulizie…ma niente, i fantasmi neri non sono graditi in questo Paese “pulito”. Ci chiede se siamo italiani (gli sembriamo troppo “interessati” alle sue sventure) e noi gli diciamo che siamo uno inglese e l’altra italiana. “Ah, you’re English! You’re my friend!”. Dice che gli italiani lo guardano con disgusto, con sufficienza, con mal sopportazione. Questo quando lo guardano perché, per la stragrande maggioranza del tempo, gli occhi della gente gli passano attraverso, come se fosse un fantasma. Un fantasma sporco come il catrame, nero come la pece.

Non so come l’omino bianco possa vivere ignorando la tragedia di chi gli transita alla distanza di un metro, senza neanche accorgersene. Non so neanche come l’omino bianco, a volte con una casacca verde, altre nera, altre rossa, possa addirittura arrivare a pensare che i problemi di questa Italia ladruncola, intollerante, incapace di amare, incapace di impietosirsi, incapace di guardare avanti, incapace di guardare oltre, incapace di rispettare le regole, anche fossero quelle civili, siano da attribuire a questi fantasmi del mondo. I fantasmi neri che portano sulle loro spalle il peso del mondo che li guarda con sospetto. Come tante pecore che marciano dritte al macello, nere anche quelle.

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