Appendice della colonna infame


Il 21 Settembre 2010 alla Camera dei Deputati l’Italia del Valori, per mano di Antonio Borghesi, ha proposto una votazione a favore dell’abolizione del vitalizio a cui hanno diritto i parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura. A favore si fa per dire visto che, come ci aspettava dalla casta, dei 525 presenti al voto, solo 22 hanno votato sì (i parlamentari dell’IdV) e tutti gli altri contro.

Quando si tratta di metterla in quel posto ai cittadini e difendere i propri diritti acquisiti nel corso degli anni, delle (brevi) legislature e dei vari magna-magna, destra e sinistra fanno fronte comune, alla faccia della legge Porcellum. Niente opposizione, anzi…totale accordo su tutta la linea.

Fuori dal parlamento le cose vanno in maniera un po’ diversa. La gente probabilmente a percepire la pensione ci arriverà alla soglia dei settant’anni, dopo aver sputato sangue e pagato migliaia di lire e di Euro in contributi. E la pensione sarà probabilmente da fame. Ma così van le cose nel “Paese del bunga bunga”: c’è una legge per loro ed una per tutti gli altri. Peccato che quei “loro” siamo noi. Lo so che molti di voi, leggendo questo articolo si sentiranno indignati, quasi stizziti con la sottoscritta. Ma le cose vanno dette come stanno (o per lo meno come credo che stiano). La nostra classe politica non è scesa da Marte, non è frutto di un’inseminazione artificiale tra delinquenti ed extraterrestri. No, la nostra classe politica è lo spaccato perfetto di QUESTA Italia, di QUESTI italiani. Perché, la stragrande maggioranza di persone in questo Paese, a dargli la scelta (o forse la possibilità) si comporterebbe esattamente come i signorotti che siedono ai banchi del parlamento. Una volta arrivati all’agognata poltrona, bisogna attaccarvisi come delle cozze! Farci la muffa se necessario! Questo è palese, è sotto gli occhi di tutti. Lo si riscontra nella piccola azienda a gestione familiare (dove il nonno e/o padre non molla neanche a fucilate), nelle amministrazioni pubbliche (dove i raccomandati fanno il bello ed il cattivo tempo), nelle istituzioni (dove la meritocrazia non esiste, si pensi alla classe notarile o a quella dei farmacisti). I privilegi sono duri a morire ed ancora più duri a rinunciarvi.

E qui arrivo alla punto dolente. Perché ci siamo ridotti così? Non è che forse qui i “giusti”, oltre ad essere pochi, hanno la tendenza ad adattarsi agli “sbagliati”? C’è chi dice che non è così, che in realtà i giusti sono forzati ad adattarsi per colpa degli abusi di potere. Ma che fanno quelli che vengono abusati? Si ribellano? Tentano di cambiare le cose? Macché! A loro volta, nel loro piccolo, abusano anche loro di qualcun altro. C’è sempre qualcuno che sta sotto di noi. Gli extracomunitari, i non-italiani, essendo l’ultimo anello della catena sono quelli a rimetterci di più.

Diciamocelo: gli italiani non sono certo famosi per essere dei rivoluzionari. Semmai la storia dimostra che siamo più dei lacchè, ogni volta a servizio del potente di turno: dai Borgia, ai vari papati, ai Savoia fino ai vari dittatori o aspiranti dittatori di turno. Una volta erano tutti fascisti, poi tutti partigiani, poi tutti socialisti, poi tutti anti-craxiani. Ieri erano tutti berlusconiani e già oggi…crick-crack. Non c’è coerenza, non c’è coraggio. E soprattutto, non c’è la volontà di cambiare le cose perché, a dirla tutta, il benessere è troppo e cambiare significherebbe dovervi rinunciare. Non siamo i greci e, soprattutto, non siamo i francesi. Sarkozy lo sa bene. Avrà sì approvato la riforma delle pensioni ma, come quelli che lo hanno preceduto, trema ad ogni sciopero di massa perché memore della storia. Se i francesi s’arrabbiano volano le teste. E noi? Beh, anche i nostri governanti sono memori della storia. E infatti, continuano a fare i cavoli loro come se niente fosse. Tanto noi non c’arrabbiamo mai!

Personalmente, io non mi sento italiana…ma per fortuna o purtroppo, lo sono.

Comments

Anonymous said…
Il semble que vous soyez un expert dans ce domaine, vos remarques sont tres interessantes, merci.

- Daniel

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